18/06/14

Diario Mondiale -8- Se il talento batte la paura

Giornata, questa, molto meno entusiasmante delle precedenti.
Sto sbagliando qualche previsione su dei giocatori ma per quanto riguarda le squadre per ora mi sta andando molto bene.
Avevo messo il Messico insieme all'Inghilterra nel podio della prima giornata (la terza, ovviamente, è la Germania) e i sombreros si sono confermati alla grande ieri dominando per larghi tratti il Brasile anche se, alla fine, il risultato per occasioni da goal sta stretto ai padroni di casa.
E avevo previsto l'Algeria come squadra africana più...squadra, essendo priva di campioni e, come spesso accade per le squadre dell'Africa bianca, capace di curare l'aspetto tattico del gioco.
Mi aspettavo, non solo io, un Belgio migliore.
Ma paradossalmente non poteva andare meglio di così.
Perchè ieri si è dimostrato che nello sport quando il talento è massimo questo può essere più forte della paura, di qualsiasi blocco.
Il Belgio è arrivato ai Mondiali col ruolo di possibile outsider o comunque di sicura grande sorpresa.
La generazione di talenti che ha è impressionante, e quei 3,4 uomini di esperienza la completano alla grande.
Le gambe erano praticamente ferme. Avevano una pressione addosso pazzesca, sanno di esser favoriti, che tutto il mondo li guarda, che hanno un'occasione d'oro, forse irripetibile.
E con queste sensazioni hanno incontrato la squadra peggiore, una tosta, sena talento, una che voleva solo portare a casa il risultato. Un mix così è il più rischioso perchè quando il talento oltre che da sè stesso è bloccato anche dagli altri fatica, eccome se fatica.
Ma basta poco.
Basta un magnifico lancio di De Bruyne (fino a quel momento pessimo e impaurito come pochi).
Basta un colpo di testa devastante di Fellaini. E potremmo tornare a quell' Everton con Cahill, quando i due, probabilmente la miglior coppia aerea della storia recente di Premier, buttavano dentro di testa ogni pallone avesse voglia di planare in area.
E poi basta una finta di corpo del genio Hazard. Perchè il goal al 90% è in quella finta di corpo.
E poi basta un lancio splendido dello stesso Hazard.
E poi basta lo stop in corsa e la botta di Mertens.
Sono 5 gesti di puro talento, in un deserto di gambe molli e paura fottuta.
Ma quando hai giocatori così puoi star fermo per 89 minuti.
E nel minuto restante tornare ad adulare gli Dei del Calcio.
Questo è il talento, quell'improvviso, inaspettato, impressionante sprazzo di divinità.
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Stasera primo dentro fuori del torneo.
Vincere o no questa partita per la Spagna è la sottile linea tra il tornare a casa ed essere, come è giusto che sia, ancora una delle favorite alla vittoria finale.
Il Cile deve giocare la partita della vita.

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