21/10/11

Sull' Udinese e sulla ripetitività dei miracoli

Parlar bene dell' Udinese dopo l'ennesima "impresa" è troppo facile. Meno male che chi scrive sia uno dei sostenitori della prima ora della squadra friulana. Una dimostrazione su tutte è il post di inizio anno in cui vedevo come unica possibile outsider per la lotta allo scudetto (che finirà come sempre a uno dei 4 squadroni, quasi sicuramente al Milan) proprio la squadra di Guidolin e non il tanto acclamato Napoli o la Lazio del mercato stellare.
L' Udinese è l'esempio concreto di come si possa diventare grandi senza spendere praticamente una lira. Una rete di capacissimi osservatori e il coraggio di prendere giocatori non ancora realizzati l'ha portata in  questi ultimi 4,5 anni ad un livello davvero vicino all' eccellenza. Molti gli contestano il non reinvestire tutti i soldi guadagnati con le cessioni dei campioni che lei stessa ha creato e formato (Inler e Sanchez solo per restare nell'ultimo anno). Cambiare strategia sarebbe la fine dell' Udinese, la fine di un progetto e, paradossalmente, anche la sua fine tecnica. La partita di stasera capita a fagiolo. L'Atletico Madrid è il classico esempio di squadra che spende miliardi senza avere un minimo progetto nè tecnico nè societario. Vedere Badu, Fabbrini e Basta che distruggono la squadra di Falcao, Diego e Reyes è la summa di tutta la filosofia udinese. Se un giorno si dovesse cambiar metodo, se tutti quei soldi fossero reinvestiti in campioni (come in tanti provano a fare raggiungendo risultati miserrimi) l' Udinese morirebbe, si perderebbe tutto l'entusiasmo, la fame, la voglia di stupire, l'umiltà, tutte quelle caratteristiche che possono stare dietro soltanto a un certo tipo di filosofia.
Vincere lo scudetto sarà impossibile, probabilmente non ci si andrà nemmeno vicini, ma la coerenza di questa società, la competenza, la semplicità, l'entusiasmo e la capacità di anteporre il gioco del calcio a qualsiasi altro fattore sono cose ben più importanti di qualsiasi risultato si raggiunga.
Quando domani si venderanno a suon di miliardi Torje, Asamoah, Benatia e Badu non pensiamo alla fine ma, come sempre, aspettiamoci un nuovo inizio.
Perchè L'Udinese è la dimostrazione vivente non solo che i miracoli esistono, ma che sono ripetibili.

06/10/11

Stelle cadette: Insigne e Boakye

Mentre l'anno scorso si faticava moltissimo a trovare in Serie B qualche prospetto interessante -con il solo Pablo Gonzalez come nome nuovo nell'intero girone di andata- quest'anno la serie cadetta sembra una fucina di talenti incredibile. Non so se sia una coincidenza oppure un'effettivo cambiamento nella mentalità degli allenatori, ma non sembra esserci squadra che non abbia tra i suoi protagonisti almeno un giovanissimo. Oggi ne voglio presentare in pillole due, quelli che più mi hanno impressionato in questi primi due mesi e rotti di campionato.

INSIGNE (Pescara)
A dispetto del cognome lo scugnizzo di Frattamaggiore ha l'aspetto del classico ragazzo "difficile" della periferia napoletana, uno di quelli che danno l'impressione di essere scampati, grazie al calcio, ad una vita pericolosa. Talento purissimo ha avuto la fortuna di incrociare nel suo cammino il Maestro Zeman abilissimo ad esaltare gli attaccanti, meglio ancora se giovani (ricordate Vucinic? ). Una stagione monstre l'anno scorso a Foggia con 19 goal segnati hanno convinto l'allenatore boemo a portarselo con sè a Pescara. E l'impressione è che non solo la Prima Divisione, ma anche la Serie B stia stretta a Lorenzo. Alto poco più di un metro e 60, velocissimo, nervoso, rapido nel dribbling e nelle soluzioni -che siano un tiro in porta o un passaggio a un suo compagno (incredibile l'intesa con l'altro talento Immobile)-, Insigne sembra un piccolo Giovinco dalla tecnica inferiore ma dall'istinto del goal più pronunciato. L'istinto è quello del bomber di razza ma il suo fisico lo porterà probabilmente a svariare su tutto il fronte d'attacco, lontano da marcature troppo asfissianti. Classe 91, se davvero De Laurentis un giorno vorrà costruire il Napoli sulla base della "scugnizzeria" (come la cantera del Barca), non potrà prescindere da lui.

BOAKYE  ( Sassuolo)

Qua dobbiamo stare davvero molto attenti. Quante volte siamo rimasti folgorati da giovani africani? Chi non avrebbe previsto per il Martins ventenne un futuro da fuoriclasse? Chi avrebbe detto, dopo averlo visto al Mondiale Under 20, che Adiyah sarebbe finito in serie b turca? Quindi stiamo con i piedi per terra anche se, non nascondiamocelo, questo sembra davvero un fenomeno. Classe 93 !!!!!, di proprietà del Genoa, Boakye non sta neanche bruciando le tappe, sta letteralmente saltando dall'essere una stella delle giovanili a una dei "grandi" senza passaggi intermedi. Debutta a 17 anni col Genoa in Serie A e segna subito alla prima partita. Va in prestito al Sassuolo e a 18 anni si ritrova già ( quasi ) titolare sicuro e mette in mostra in pochissime giornate doti straordinarie. Quello che sorprende è che non sta venendo fuori per la forza fisica o la velocità (tipico dei giovani africani) ma per qualità calcistiche fuori dall'ordinario. Tecnica di base, capacità di fare sia la prima punta che di partire da esterno un pochino più dietro, colpi straordinari (vedere il goal alla seconda giornata) ma al contempo intelligenza e visione di gioco (vedere assist a Sansone nell'ultimo turno). Qua siamo davvero davanto a un attaccante che sa far tutto, dal tirare botte terrificanti al giocare di fino. Sembra incredibile per l'età che ha. Se continua così non mi stupirei -sempre che non lo compri qualche big- di vederlo titolare 19enne al Genoa. Se anche lui si perderà come suoi tanti compatrioti allora  non saprei davvero cosa dire.

04/10/11

Perdo sempre, meglio! , sarò spesso in Tv.

E' vero, questo è un blog che parla essenzialmente di calcio ma chi scrive è stato per anni (ora un pochino di meno) un incredibile onnivoro di sport. Mi sento in qualche modo costretto a scrivere questo articolo perchè, da sportivo, sono abbastanza incacchiato.
L' Italia del rugby è uscita mestamente dai Mondiali. Nella partita della vita, quella del dentro-fuori, quella dell'ora o mai più che abbiamo giocato con L'Irlanda (tra l'altro nazione molto forte ma non sicuramente Sudafrica o Nuova Zelanda...) siamo riusciti a "beccare" un sonoro 36 - 6, diciamo un 4 - 0 del calcio se proprio vogliamo fare un orrido paragone.
Quello che trovo scandaloso e irritante è come questa nazionale di Rugby sia da ormai 3/4 anni pompata in maniera così grande. Non sto discutendo il Rugby, ci mancherebbe, sport che tra l'altro è capace di regalare momenti straordinari ( in mezzo a tanti altri noiosissimi a dir la verità, ma non è così anche il calcio? ) ma il battage pubblicitario che i media, Sky in primis, gli stanno dedicando. Questa Nazionale italiana, guardiamoci le palle degli occhi e diciamocelo, è una nazionale perdente, una squadra che non ha mai ottenuto alcun risultato se non sporadicissime imprese -una all'anno di media- qua e là. Sempre nei bassifondi del 6 Nazioni (spesso cucchiaio di legno) , sonore batoste a non finire nei test match contro All Blacks e Springboks di turno, e ora quest'uscita prematura ai Mondiali dopo aver battuto Russia e Usa - nazionali paragonabili alla Slovenia o Costarica nel calcio- e perso pesantemente contro Australia e Irlanda.
Eppure in televisione vedevo speciali su speciali, approfondimenti, talk show, pubblicità ovunque, anche 2 mesi prima del'evento. Non c'era un canale sportivo di Sky dove la grande nazionale di Rugby italiana (italiana poi per modo di dire, diciamo argentina) non facesse capolino, non passava mezz'ora senza che qualcuno ricordasse il tentativo di epica impresa che questi Mondiali ci avrebbero dovuto regalare, ossia arrivare ai quarti di finale. E intanto la pallavolo dimenticata da tutti, sia al maschile che al femminile sfiorava imprese, quelle sì, da rimarcare. Credo che quando non ci saranno più i Bergamasco, i Castrogiovanni e tutti gli altri atleti che con il loro appeal stanno in qualche modo creando quest'audience, il rugby tornerà nel suo angoletto, quell'angoletto di Paradiso che uno sport così sano e corretto merita di avere. Perchè altrimenti suonare la grancassa per poi assistere a dei fallimenti continui diventerebbe soltanto una barzelletta.
Quando veramente saremo competitivi le luci della ribalta dovranno essere nuovamente accese. Fino ad allora, per l'amor di Dio, teniamole spente.